Mio padre era appassionato di anagrammi. Io ho sempre avuto pochissima pazienza, e dopo un po’ le lettere scritte sul foglio bianco si mescolavano senza speranza di ottenere parole sensate.

Salviamo il cobra è l’anagramma più “riuscito” del mio nome e cognome.

E’ anche l’unico che ricordi di quelle ricerche interminabili e instancabili di mio padre. Rarissimamente l’ho visto perdere la pazienza, e mai durante un gioco o un’attività che assorbisse il suo interesse.

Lo ricordo scritto su un foglietto quadrato, bianco, uno di quelli che mio padre usava per disegnare: scoiattoli, signori con la pipa, uccellini di ogni tipo, figure ritratte in silhouette. Una capacità che gli ho sempre invidiato, quella di saper disegnare. E’ un’abilità che mi sembra di non avere mai avuto, e che ammiro negli altri come il saper cantare.

Se i nomi sono conseguenze delle azioni o viceversa, non sono mai riuscita a capirlo. Però per quanto ami le parole in cui si è trasformato il mio nome, non ho mai avuto una grande simpatia per i serpenti. Da piccola, durante le passeggiate nei boschi, il nonno mi metteva in mano un bastone giusto per la mia altezza e mi diceva di farlo scorrere a destra e sinistra davanti a me, sul sentiero, per scacciare le vipere. Ogni tanto ne vedevamo qualcuna, e io mi arrabbiavo perchè non riuscivo a capire quale fosse la differenza tra la vipera, velenosa e pericolosa, e la biscia, del tutto innocua.

Ecco, il cobra non fa parte del mio vissuto, le vipere si. Le risaie in cui la nonna fece la mondina da giovane, gli aironi solitari con i becchi affilati e le zampe sottili, il lago e le sue nebbie, i cigni e la paura e la voglia di nutrirli. Quella parte del Piemonte intorno ad Arona, le ossa da mordere e i brutti ma buoni, le castagne cotte sul fuoco vivo e i funghi nel cestino pieno di felci. I nonni e l’orto in cui mi divertivo a zappare, mangiare le carote ancora sporche di terra, il fico con l’altalena appesa sotto, le marmellate e i fiori di camomilla lasciati a seccare al sole. L’aiuola con le azalee e i mughetti, il cespuglio di ortensie e i narcisi puntuali ogni anno nel rifiorire nello stesso punto del giardino.

Questo è ciò che mi è familiare, e che mi si scatena davanti agli occhi quando leggo “salviamo il cobra”. Un mondo andato, ma che tengo dentro, mi scalda e mi commuove. I tempi felici di una me bambina che a volte mi sento ancora.

Chissà che un giorno non mi rimetta a studiare quelle lettere e non mi lasci ispirare da ciò che affiora.🙃

E tu? Hai mai provato ad anagrammare il tuo nome e cognome?

💙💙💙


6 commenti

Simonetta · 12 Ottobre 2021 alle 15:05

Cara Silvia ti invio un abbraccio
Che bei pensieri!
Ricordo anche io il nonno e la sua campagna in Trentino, dove si rifugiava d’estate: le patate, le fragole, i fagiolini, le pere e le galline. Con mia grande soddisfazione potevo preparare e portare il pappone di cui erano ghiotte: tutte le bucce, la crusca, il mais.
Mi riaffiora il ricordo di quell’odore e delle galline che assaltavano il secchio.
Grazie Silvia, anche delle tue bellissime lezioni che seguo con piacere.

    Silvia · 12 Ottobre 2021 alle 16:11

    Che bello Simonetta!! Grazie per avere condiviso i tuoi ricordi!! Anch’io avevo lo zio con le galline e dare loro da mangiare era un compito molto ambito da me e le mie cugine.. Un grande abbraccio!! 😘😘💙💙

Maria Antonietta · 12 Ottobre 2021 alle 15:10

Forse non sai disegnare, cara Silvia, o fare anagrammi, ma sicuramente sai trasmettere benissimo i tuoi pensieri e tuoi sentimenti, per non parlare delle tue pratiche sempre interessanti e spiegate con chiarezza. Sono felice di averti scoperta e di riuscire a seguirti, grazia mille cara per ciò che ci dai🥰❤🙏

    Silvia · 12 Ottobre 2021 alle 16:12

    Grazie Maria Antonietta, sei proprio cara. 😍😍💙💙

Cramarossa Ortensia · 13 Ottobre 2021 alle 06:20

Io sono pugliese e i miei ricordi sono legati al mare, che adoro e che mi rilassa
Mio padre, che ho perso quando avevo 11 anni, mi ha lasciato due grandi regali, che portò con me ancora a 60 anni
Mi ha trasmesso l’amore per il mare, appunto, e la passione per la lettura
Con mio padre ho imparato a nuotare
Con mio padre ho comprato i miei primi libri, quando ancora quasi non sapevo leggere
Uno dei ricordi più radicati che ho della mia infanzia sono i sabato pomeriggio passati seduti vicini, ognuno con il suo libro a scambiarci impressioni
Grazie Silvia, ANCHE per questa opportunità di raccontare
Adesso vado ad allenarmi (mi piace farlo la mattina presto)
Buona giornata❤

    Silvia · 13 Ottobre 2021 alle 09:55

    Che meraviglia. Mi emoziona molto leggere le tue parole. Io sono convinta di avere vissuto con mio padre una di quelle affinità elettive che forse ancora rimane proprio perché se n’è andato troppo presto, come il tuo. Grazie infinite per i ricordi che hai condiviso. È una parte di cuore che regali agli altri. 😍😍😍💙💙💙

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