Quando si cita il metodo Pilates se ne parla spesso come di un sinonimo di “core stability”  e “core training”- stabilità e allenamento della muscolatura che si trova nel tronco, e cioè al centro del nostro corpo. Si tratta di un insieme di muscoli (pavimento pelvico, diaframma, adddominali, dorsali, estensori della colonna, flessori delle anche, glutei) estremamente importante perchè sostiene la colonna vertebrale e migliora la postura.

Joseph Pilates usava il termine “powerhouse” per indicare la stessa serie di muscoli . Secondo Pilates l’attivazione costante di questa muscolatura permette di eseguire in modo corretto gli esercizi, di mantenere una postura corretta e rispettare gli allineamenti delle diverse parti del corpo.

Ci sono scuole di pensiero diverse su quali muscoli debbano rientrare nella costituzione del core; per comodità in questo articolo userò “core” e “powerhouse” come interscambiabili, senza scendere nel dettaglio di quali muscoli debbano essere compresi e non, ma concentrandomi sul concetto di sostegno alla colonna vertebrale e al movimento delle estremità.

Il Contrology di Joseph Pilates può essere pensato come una fusione tra diverse discipline: ritroviamo il navasana dello Yoga nel teaser, il plank e le sue varianti come nel Calisthenics, il controllo del corpo misto alla sua fluidità delle arti marziali.

Ecco perchè qualcosa mi è suonato molto familiare quando ho trovato un paio di citazioni di un altro grande artista del movimento e della saggezza orientale, Bruce Lee.

“La mia forza proviene dal mio addome; è il centro di gravità e la fonte della vera potenza”.
“La regione addominale e del giro vita coordina tutte le parti del corpo e agisce come centro o generatore. Pertanto puoi promuovere la capacità di controllare l’azione del corpo e padroneggiare la tua volontà più facilmente”.
Ma.
Se anzichè pensare al core come origine primaria pensassimo invece che ogni movimento ed esercizio di Pilates è in realtà “full body” – nel senso che crea coinvolgimento di distretti muscolari diversi e che tutti collaborano alla corretta esecuzione? 😎
Pensa a uno squat, un semplicissimo piegamento sulle gambe. Il target muscolare sono le gambe – glutei e quadricipiti – ma l’efficacia del movimento dipende necessariamente da alcuni elementi del resto del corpo. La sua riuscita assicura i benefici che possiamo raccogliere dalla sua ripetizione.
Ci sono almeno tre condizioni che assicurano la buona riuscita di uno squat:

– allineamento del tratto cervicale: spesso mi accorgo che i miei clienti tendono a guardare in avanti anche quando sono in fase di piegamento, ma questo crea un’estensione cervicale che alla lunga potrebbe creare tensione nella zona del trapezio superiore e del collo;

– stabilizzazione scapolare: se le scapole sono protratte, ossia troppo lontane tra di loro, il dorso tenderà a curvare oltre la sua naturale cifosi, e anche questo corre il rischio di creare tensioni dove non servono. La posizione delle scapole è direttamente collegata con il posizionamento cervicale – tutte le parti della colonna si influenzano tra di loro;

– mantenimento del neutro del bacino: se il bacino non si trova in posizione neutra ma in retroversione o in estensione è probabile che si creino delle tensioni nella zona lombare, e che proprio sulle vertebre lombari si crei un carico eccessivo.

Un concetto che ho sempre apprezzato nel Pilates è il concetto di “tension free”, libero da tensioni. Tutte le posizioni di partenza contengono una ricerca di allineamento e di stabilizzazione di alcune parti del corpo che si traduce in consapevolezza e controllo muscolare, senza irrigidire o sovraccaricare.

Ultimamente mi piace pensare a ogni esercizio come a una collaborazione di diversi gruppi muscolari, di stabilizzazione di alcune parti che permette la mobilità di altre. Così gli “addominali” sono anche questione di flessione armoniosa di colonna cervicale e toracica, i glutei lavorano in modo efficace perchè il bacino è stabilizzato, le braccia si rinforzano perchè le scapole hanno una giusta mobilità e il resto del corpo è libero da tensioni.

Ogni esercizio diventa un lavoro globale di consapevolezza e controllo, un sistema armonioso di sinergie e antagonismi. D’altra parte non smetterò mai di ricordarci, come accennato qualche riga fa, che Joseph Pilates aveva chiamato in origine il suo metodo “Contrology” e che la presa di coscienza del corpo e il controllo di tutte le sue parti in una struttura globale ci prepara a fare qualsiasi cosa.

E tu? Conoscevi il concetto di core stability e di powerhouse? 💙

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