Al momento la mia pratica è un mix di Pilates e Yoga, di respirazione diaframmatica e Uujjayi. Adoro la forza muscolare e il controllo che arrivano dagli esercizi di Pilates e l’allungamento profondo provocato dai saluti al sole e dalla tenuta di alcune Asana. Sono arrivata a questo “equilibrio” – sempre mutevole, sempre in divenire – dopo esplorazioni prolungate di entrambe le discipline.

Ma Yoga e Pilates sono veramente mondi opposti o si tratta invece di discipline con punti di contatto e somiglianze?🤔

Sono consapevole che spesso chi decide di intraprendere un percorso lo sceglie ad esclusione dell’altro – e ci possono essere delle buone ragioni per farlo – ma i punti in comune tra Pilates e Yoga sono forse più di quelli che immagini.😉

 – Gli otto rami dello Yoga.

Lo Yoga come lo intendiamo “all’occidentale”, e cioè come serie di posizioni da tenere per fortificare tutto il corpo, è solo una parte di un sistema complesso di pratiche dedicate a mente e corpo, con lo scopo di raggiungere uno stato di pace interiore e unità col mondo che ci circonda.

Noi pratichiamo le “asana” – le posizioni dello Yoga – e intanto applichiamo il “pranayama“, la respirazione, il fluire dell’energia.

Gli insegnamenti dello Yoga conivolgono anche “yamas“, principi etici e morali da assumere verso se stessi e verso il mondo, “niyamas“, discipline da mettere in atto nel modo in cui ci si relaziona al mondo, “pratyahara“, il controllo dei sensi e distacco dalle percezioni sensoriali, “dharana“, la concentrazione univoca su un oggetto, “dhyana“, la meditazione, intesa come osservazione che trascende l’oggetto, e “samadhi“, lo stato di grazia, l’esperienza diretta dell’unione (è proprio questo il significato etimologico della parola Yoga) tra soggetto e oggetto.

Si tratta di “regole di vita” tramandate per decenni oralmente, e codificate da Patanjali ( vissuto in India verosimilmente tra il 50 A.C. e il 400 D.C.) negli “Yoga Sutra” – si tratta di frasi concise, quasi come delle massime, in cui vengono gettate le regole per vivere nella ricerca dell’unione tra mondo esterno e mondo interiore.

Siamo abituati a pensare allo Yoga come a ciò che accade sul tappetino, quando in realtà possiamo praticarlo in ogni momento della nostra giornata.

Per farti un esempio, tra le Yamas, le discipline da mettere in atto verso il mondo, esistono “ahimsa“, non-violenza, e “aparigraha“, non-possesso. In ogni momento possiamo praticare la gentilezza verso il prossimo e decidere di fare qualche rinuncia materiale, per scoprire che queste azioni creano prima di tutto un beneficio alla nostra persona.

L’idea che Yoga sia una disciplina unicamente meditativa e lontana dalla vita di tutti i giorni è davvero un mito da sfatare, perchè lo Yoga può entrare in tutte le pieghe della nostra vita, senza sconvolgerla in un solo momento rivelatorio.

 – Pilates e le sue macchine “magiche”.

La storia del Pilates è molto più recente e non si può negare che questo metodo di movimento nasca con l’intenzione di migliorare la salute principalmente corporea.

Joseph H. Pilates, tedesco di origine e americano di adozione, sviluppa negli anni ’30 e ’40 del 1900 il suo sistema di allenamento “Contrology” perchè si accorge che il lavoro sedentario compromette la postura e la forza che dovrebbero essere naturali nel genere umano.

Oltre al lavoro sul tappetino a corpo libero, il Matwork, Pilates crea dei macchinari con un semplice sistema di molle e cinghie, che creano resistenza con l’obiettivo di fortificare tutto il corpo ma anche di supportarlo in caso di recupero da infortuni. Nascono così Reformer – un lettino a cui sono collegate molle di diversi colori e intensità – Cadillac – un lettino sovrastato da una struttura in acciaio a cui sono agganciate barre e molle – e Chair – una sedia con un pedale anch’esso agganciato a delle molle.

Pilates ha un successo esponenziale soprattutto dopo la morte di Joe, quando questa disciplina è riconosciuta come “fondazione” solida per la danza classica. Negli ultimi anni Pilates comincia ad essere considerato la ginnastica posturale per eccellenza, per la sua attenzione costante al “core” – la muscolatura che supporta il tronco e la colonna vertebrale – e il suo obiettivo di rinforzo globale ad ogni lezione.

Se Pilates nasce come attività corporea, il suo uso imprescindibile della respirazione combinata con il movimento lo rendono una sorta di “meditazione in movimento“, dove il focus sul corpo si accompagna a  profonda concentrazione e alla creazione di uno spazio mentale di libertà e consapevolezza.

E’ proprio necessario scegliere? 😜

E’ innegabile che si debba provare sul proprio corpo ciò che è più adatto a noi. E scegliere può dipendere anche da altri fattori che non sono solo il tipo di disciplina praticata.

E’ importante trovare empatia con il proprio insegnante. E’ importante trovarsi in un ambiente che ti permetta di uscire dalla tua zona di comfort solo quando te la senti, senza forzature. E’ importante che tu ti senta guidato nel tuo percorso in modo professionale ma con la libertà di cambiare idea, di rallentare, di fermarti se ne senti il bisogno.

Dopo avere provato, può essere che il tuo istinto ti porti immediatamente in una direzione. Seguila e rimani aperto alle possibilità di una nuova esperienza.

Se invece proprio non sai scegliere, credo che queste due discipline possano coesistere, in uno stesso allenamento, in allenamenti diversi durante la stessa settimana.

Quello che posso dirti per certo è che – a prescindere dal tipo di percorso intrapreso – la pratica costante ti darà molto di più che “semplici” benefici nel corpo: imparerai un amore per te stesso più profondo, diventerai più tollerante verso le debolezze tue e degli altri, sarai più consapevole dei tuoi ritmi e avrai voglia di rispettarli.

Qualsiasi disciplina tu scelga, ti auguro di praticarla con amore.

💙💙💙


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