(Foto dal web)

Ho guardato nel mio corpo in profondità,

e ho trovato una montagna,

la vetta altissima nascosta da nebbia

e nuvole,

ho trovato un fiume che scorre giorno e notte

verso il mare,

ho trovato una galassia

che si muove silenziosa,

con milioni di stelle.

Thich Nhat Hanh

 

Lo so, la parola “meditazione” suscita un misto di sentimenti contrastanti 😅: curiosità, preoccupazione, interesse, ansia…Io stessa ho cominciato ad avvicinarmi alla meditazione solo quando ho cominciato a pensarla come “mindfulness“. Si tratta in questo caso della traduzione inglese della parola sati, un termine della lingua pali, sanscrito antico in cui vennero scritti i dicorsi del Buddha. La traduzione in italiano non è facile, e può spaziare tra presenza mentale e consapevolezza, anche se nella cultura da cui questo termine origina non esiste una distinzione tra mente e corpo, per cui il concetto che si avvicina maggiormente è: consapevolezza non concettuale, di mente e di cuore.

Comunque la si voglia chiamare, la diffusione di questa pratica è una delle svolte con portata più deflagrante nel mondo occidentale, almeno negli ultimi trent’anni. Studi scientifici dimostrano che la meditazione permette di attivare parti del cervello che regolano lo stress e la risposta emotiva agli input esterni. E chi pratica, a prescindere da quanto tempo lo stia facendo, sente su di sè i benefici: maggiore lucidità, calma, distacco positivo da eventi e situazioni.

Una delle pratiche più semplici per chi si avvicina alla mindfulness e alla meditazione è quella che nella filosofia Zen viene chiamata “zazen“, la meditazione seduta. Nel nostro immaginario chi medita è seduto a gambe incrociate, in una posizione che istintivamente richiama per noi scomodità e fatica. Non è necessario sedersi tutti nello stesso modo; ognuno di noi deve trovare la sua posizione comoda, anche usando dei supporti che permettano di avere la schiena dritta e di sentire meno fastidio possibile a schiena, anche, ginocchia, caviglie. Una sedia va benissimo, un cuscino da meditazione altrettanto. L’unica regola da rispettare è una posizione attiva, in cui la schiena non è appoggiata ma sentiamo l’allungo della colonna.

Cosa fare durante la pratica seduta?

Trovata la tua posizione seduta, rilassa le braccia, porta le mani in appoggio sulle gambe, o componi il Dhyani mudra, con il palmo di una mano che contiene quello dell’altra mano e i pollici in contatto delicato tra di loro (come nella foto qui sotto), chiudi gli occhi e porta la tua attenzione al respiro. Cerca di osservarlo senza cambiarlo, senza dargli un ritmo particolare, solo prendendo atto del percorso del respiro verso l’interno e verso l’esterno. E’ probabile che tu senta tanti pensieri affollarsi nella tua mente: cerca di non seguirne nessuno ma di tornare al tuo respiro ogni volta che ti distrai. Bastano 5 minuti per iniziare: puoi mettere un timer per essere sicuro di avere un tempo preciso da dedicare alla pratica. Quando te la senti puoi allungare questo tempo quanto vuoi – nelle pratiche di Mindfulness è consuetudine dedicare 45 minuti alla meditazione, statica o in movimento.

(Foto dal web)

Spesso ci si aspetta che durante la meditazione i pensieri scompaiano, si calmino: invece il nostro compito è quello di osservare come spettatori esterni il fluire incessante dei pensieri, considerandoli come tali, pensieri passeggeri.

Una delle immagini più belle ed evocative che si associa alla meditazione seduta è quella della montagna. La montagna è la quintessenza della solidità e dell’immanenza: nonostante il mutare delle stagioni, rimane imperturbabile, con il suo profondo radicamento nella terra e le vette che si protendono verso il cielo.

Quando sei seduto, prova a visualizzare una montagna – magari una montagna che conosci, o invece una montagna immaginaria – e cerca di disegnarla nella tua mente nel modo più preciso possibile.

Credo che possano essere utili le parole di Jon Kabat-Zinn – il “padre” del metodo MBSR (Mindfulness-Based Stress Reduction) nel suo “Dovunque tu vada, ci sei già”:

“Quando si tratta di meditazione, le montagne hanno tanto da insegnare, avendo un significato archetipico in tutte le culture. Le montagne sono luoghi sacri, incarnano timore e armonia, severità e maestà. Elevandosi sopra tutto ciò che le circonda sul pianeta, attraggono e sovrastano con la loro semplice presenza. Per alcuni popoli le montagne erano e sono ancora madre, padre, guardiano, protettore, alleato.

Nella pratica della meditazione può essere utile a volte prendere “in prestito” queste meravigliose qualità archetipiche delle montagne e usarle per sostenere la nostra intenzione a sostenere il momento presente con purezza e semplicità. L’immagine della montagna tenuta in mente e nel corpo può rinfrescare  la memoria del perchè siamo seduti e di cosa vuol dire, ogni volta che ci sediamo, dimorare nel regno del non-fare. 

La meditazione della montagna può essere praticata in qualunque posizione, ma trovo che sia al massimo della sua potenza quando sono seduto a gambe incrociate sul pavimento, così che il mio corpo sembra e  si percepisce come una montagna, dentro e fuori.

Pensa alla montagna più bella che conosci o puoi immaginare, una la cui forma ti parla. Mentre ti concentri sull’immagine o sulla sensazione della montagna nella tua mente, nota  la sua forma nell’insieme, la cima elevata, la base radicata nella crosta terrestre, i pendii ripidi o gentilmente digradanti. Nota quanto è possente, quanto immobile, bella da vicino e da lontano. 

Quando sei pronto vedi se riesci a portare la montagna dentro al tuo corpo. La tua testa diventa la cima elevata; le tue spalle e braccia i lati della montagna; il tuo bacino e le gambe la base solida e radicata sul cuscino, o il pavimento, o la sedia su cui sei appoggiato.

Invita te stesso a diventare una montagna che respira, incrollabile nella tua immobilità – al di là delle parole e dei pensieri, una presenza centrata, radicata, immobile”

Quando esci dalla meditazione può essere che tu non abbia “sentito niente”, che tu non abbia imparato o scoperto niente. Sospendi il giudizio e ripeti la pratica – breve o più  estesa, come vuoi tu – tutti i giorni. Potresti scoprire che questo tempo apparentemente inutile ti dà lucidità, serenità… Che in qualche modo ti cambia e ti dà delle risorse che solo il “non fare” è in grado di darti.😃

E tu? Pratichi già meditazione nella tua quotidianità? Ti è capitato anche solo di provare?😉

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2 commenti

Laura · 29 Giugno 2022 alle 20:52

Ciao Silvia, ottimo articolo poichè ha riportato la mia attenzione a questo interessante argomento. Non medito ma ho provato per cieca una settimana lo scorso anno con una meditazione guidata ma distesa a terra con la vei colazione del respiro in diverse parti del corpo. Devo dire ne ho veramente giovato a tel punto che una volta hosentito quasi essere vista da me stessa da fuori e la sensazione è stata sublime. In virtù del detto dei 2 minuti per ogni cosa e del less is more proverò a dedicarmi ogni giorno, 5 minuti, a questa pratica per vederne i benefici. Buona serata e a presto

Stefania · 1 Luglio 2022 alle 08:29

Ciao Silvia,ho letto con interesse l articolo,diciamo che io ho seguito un corso di mindfulness fatto da una psicoterapeuta, un corso di 2 mesi ,ed è stata un esperienza bellissima. Mi ha insegnato,intanto il qui è ora e mi ha insegnato cone sopravvivere nelle diverse situazioni sia lavorative che personali. Diverse tecniche di rilassamento e di consapevolezza applicabili in qualsiasi momento della tua vita. Devo dire che mi aiuta tutt ora molto,a fistanza di 3 anni
La meditazione della montagna è la mia preferita ,mi fa aiutato a sopravvivere in determinate situazioni mie personali. E continuo a utilizzarla. Tutte le tecniche di meditazione che ho imparato non si dimenticano più sopratutto se ne hai tratto beneficio.

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