Pilates è una disciplina richiesta a livello mondiale, inserita da milioni di persone nella propria routine, apprezzata da atleti professionisti e persone comuni, consigliata dai medici e praticata da persone di tutte le età. Studi di Pilates aprono ad ogni angolo, i centri di formazione per insegnanti si moltiplicano, la qualità dell’insegnamento cresce e si intreccia con la ricerca medica e scientifica.
– Perchè Pilates è diventato così popolare?
Qual è la formula magica – un po’ come la ricetta segreta della Coca-Cola 😜 – che ha reso questa “ginnastica” così popolare?
Pilates non è un’attività rilassante e di soli allungamenti o stretching.
Meglio, la sua pratica libera la mente e tonifica il corpo ma richiede attenzione, resistenza, coordinazione. E’ un percorso che all’inizio può porre delle sfide, portarti fuori dalla tua zona di comfort. Devi avere l’atteggiamento mentale che ti permette di superare le prime sessioni, in modo che il tuo corpo cominci a imparare gli esercizi e le sequenze e cominci a trarne dei benefici. Questo per precisare che cominciare – e proseguire – la pratica del Pilates richiede una decisione consapevole delle sfide che ti attendono.
Pilates non è diventato popolare per la sua semplicità.
– “Caged lion” – la storia di Joe Pilates raccontata da un suo allievo.
Nel Maggio del 2020, è stato pubblicato “Caged lion: Joseph Pilates and His Legacy” – un interessantissimo libro scritto da una delle persone che ha potuto praticare Pilates con il suo creatore. Nessuno aveva ancora approcciato il Pilates in questo modo, così diretto e realistico.
Esistono diversi volumi in cui insegnanti di fama mondiale spiegano la propria visione del Pilates e illustrano il repertorio di esercizi specifico, che hanno modificato, aggiornato, arricchito rispetto a quello originario. Ma nessuno aveva mai parlato in modo così dettagliato di Joe Pilates e del suo modo di insegnare nel suo studio di New York.
Ampia parte del libro è dedicata dall’autore, John Howard Steel, proprio alle ragioni per cui “Contrology”, il metodo di cura del corpo strutturato da Joe Pilates, ha conquistato il mondo. A svelare cosa rende Pilates un’esperienza unica e di successo planetario.
– Le ragioni del successo di Pilates.
Dopo la morte di Joe Pilates, Steel sentì il bisogno di continuare la trasmissione della disciplina come l’aveva studiata direttamente dal suo maestro, e lo fece insieme a un gruppo di persone che era stata a stretto contatto con Joe.
Mentre era in corso il processo per capire come andare avanti, mentre si prendevano le prime decisioni per tramandare l’eredità di Joe Pilates, un amico gli chiese: “Perchè senti il bisogno vitale di tramandare questa ginnastica? Dopotutto si tratta solo di Calisthenics presentato in un modo diverso dal solito”.
(Calisthenics è inteso qui nel senso originario del termine: “… è l’arte di usare il proprio peso corporeo come resistenza per allenarsi e sviluppare il fisico. L’etimologia origina dall’unione delle parole greche: “kallos”, che significa bellezza (per enfatizzare il piacere estetico che deriva dalla perfezione del corpo umano), e “sthenos”, che vuol dire forza (grande forza mentale, coraggio e determinazione))
Fonte:
https://www.my-personaltrainer.it/allenamento/calisthenics.html
Ecco la risposta di Steel (che traduco di seguito per comodità):
“C’è qualcosa nel Pilates, come c’è nello Yoga, che attrae enormi quantità di persone. Pilates è diverso da altri esercizi di Calisthenics, ma non riesco a spiegare in cosa, anche se sento che è così”.
Steel provò a girare la domanda a insegnanti, clienti, danzatori, chiunque gravitasse nel mondo del Pilates com’era in quel momento. Perchè un insegnante decide di dedicare il proprio tempo a trasmettere gli esercizi e le sequenze di Pilates? Perchè i clienti provano un paio di lezioni e poi non vogliono più smettere?😃
Le risposte che ottenne non erano particolarmente soddisfacenti, sembravano basate più sull’istinto che su un ragionamento, motivate da slanci irrazionali ed emozionali. Le principali furono:
“Mi dà un grande senso di benessere”: il che non è una prerogativa del Pilates, perchè ci sono tante altre attività che alla fine della pratica ti fanno pensare esattamente la stessa cosa. Ma cosa rende questa ginnastica talmente efficace e gratificante da creare una vera e propria dipendenza da Pilates?
” Mi piace il mio insegnante”: sicuramente un insegnante carismatico può attrarre grandi quantità di clienti, ma non può piacere a tutti. Anche questa non sembra una ragione sufficiente a giustificare il successo enorme di Pilates. In molti studi Pilates viene praticato a rotazione con insegnanti diversi, e lo stesso Joe Pilates non seguiva tutti i suoi clienti ogni lezione o per tutta la durata della lezione.
Possiamo pensare alle sensazioni che il Pilates provoca nel nostro corpo (e qui traduco direttamente Steel):
“I movimenti ti lasciano con una sensazione di benessere fisico. Ti senti più agile, più alto, più dritto, la tua camminata migliora; e tutto questo aumenta in modo deciso la tua autostima. I vestiti ti stanno meglio. Ti siedi e ti alzi con facilità e sicurezza. Tu lo senti, e le persone intorno a te notano il miglioramento”.
Ma possiamo pensare a una lista di attività che danno gli stessi risultati. Che si tratti di esercizio fisico o dieta, le persone rimangono fedeli a un certo tipo di routine finchè pensano di ottenere dei risultati Eppure, nella maggior parte dei casi, quando la novità finisce e si spegne l’entusiasmo dei primi giorni o delle prime settimane, quando prevale la fatica rispetto ai risultati visibili, si finisce per smettere.
“Per qualche ragione, invece, le persone non si stancano di fare Pilates”.
– Pilates come combinazione di focus mentale e sforzo fisico.
Fermandosi a riflettere sulla sua esperienza personale, Steel arrivò alla conclusione che:
“Quel qualcosa, quella forza che attrae – e quasi crea dipendenza – verso il Pilates è nella mente. La mente cambia un obbligo – qualcosa che devi fare – in qualcosa che vuoi fare.
Credo che sia questa unica combinazione di focus mentale e sforzo fisico necessari per eseguire una routine di esercizi precisamente coreografata che attira milioni di persone verso il Pilates e le fa tornare per ripetere l’esperienza”.
L’attenzione completa che è richiesta da una routine di Pilates non è diversa da quella che si dedica a suonare uno stumento o a quella che si applica durante una prtita di scacchi. E’ paragonabile al livello di attenzione che un giocatore di tennis mantiene per l’intera durata del match.
– “In the zone” e ” Nel Flow”.
Nel 1974, parlando del campione Bjorn Borg durante la finale degli Australian Open, Arthur Ashe (l’antagonista di Borg in quella stessa partita) usò per descrivere il suo gioco spettacolare l’espressione “in the zone”. Borg sembrava trovarsi in una sorta di “stato di grazia” in cui corpo e mente si muovevano all’unisono per creare movimenti dalla potenza spettacolare. Per lo spettatore, significava assistere a una serie di colpi talmente rapidi, efficaci e istintivi da non credere ai propri occhi.
Il gioco di Borg era il risultato di intenso lavoro corporeo, concentrazione e stato mentale ideale.
Anni prima e in una situazione totalmente diversa, questo stato venne chiamato “flow” dal dottor Mihàly Csikszentmihàlyi, psicologo e professore universitario ungherese. Prigioniero di guerra in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale, Csikszentmihàlyi cominciò a giocare a scacchi. Trascorrere ore concentrato sul gioco gli permise di neutralizzare le difficoltà della sua condizione di prigioniero e di raggiungere persino uno stato di euforia durante il gioco.
Il suo studio del 1990 definì il flow come un momento in cui si è completamente assorbiti nell’azione che si compie, in cui “l’ego decade. Il tempo vola. Ogni azione, movimento e pensiero segue in modo inevitabile quello precedente, come quando si suona Jazz. L’intero essere è coinvolto, e si stanno usando le proprie competenze alla massima espressione possibile… Il flow è possibile quando l’attenzione di una persona è assorbita in modo totale dall’attività che svolge in quel preciso momento”.
Il flow non solo rende la performance stellare, ma crea un enorme piacere e soddisfazione in chi lo vive.
– Yoga e Pilates come “attività di flow pianificate”.
Csikszentmihàlyi applicò il concetto del flow allo Yoga, arrivando a definire quest’ultimo come una “attività di flow pianificata”. Si tratta di una disciplina corporea, da cui scaturisce un coinvolgimento gioioso, un momento di profonda concentrazione.
Esattamente come succede nel Pilates. Come Yoga, Pilates è difficile e richiede motivazione e disciplina, e dalla sua pratica deriva una profonda gratificazione a livello mentale. Le persone sono attratte dal Pilates – come dallo Yoga – perchè migliora il loro fisico, fa bene alla salute, rallenta l’invecchiamento e i suoi benefici sono tangibili e a lungo termine.
Joe Pilates formulò il suo metodo di esercizi a quanto pare proprio all’interno di una cella come prigioniero di guerra, esattamente come Csikszentmihàlyi. Delle circostanze e modalità in cui nacque il Pilates parleremo in modo diffuso in un articolo dedicato.
Possiamo dire alla fine di questa ricerca che le persone fanno Pilates per entrare “nel flow”, per essere “in the zone”.
Ciò che rende gratificante e stimolante la pratica del Pilates è non solo la sfida fisica, la difficoltà degli esercizi, ma anche la concentrazione, lo sforzo mentale richiesto per eseguirli in modo corretto ed efficace.
Entrare in quello stato di grazia è come intraprendere un viaggio nel mondo inesplorato e infinito delle nostre potenzialità.
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Se vuoi seguire John Steel nel suo bellissimo percorso di ricerca puoi leggerlo in “Caged Lion: Joseph Pilates and His Legacy” – John Edward Steel – VERSIONE INGLESE *
(La versione Italiana non è ancora stata realizzata. *Usando il link qui di seguito tu non pagherai nessun sovrapprezzo, ma io riceverò una piccola commissione sul tuo acquisto. Grazie 🙂 )
3 Comments
Tania · 18 Gennaio 2021 at 19:18
Una più commovente dichiarazione d’amore per il pilates che io abbia mai letto.
Silvia · 18 Gennaio 2021 at 21:35
Ciao Tania, sono contenta che questa riflessione ti sia piaciuta. Mi rendo conto che spesso faccio tante cose senza capirle fino in fondo. E se da un lato è giusto abbandonarsi alle proprie sensazioni, dall’altro mi piace fare un po’ di “teoria”, indagare le ragioni e le sensazioni profonde che provo.Grazie per il tuo commento, ti mando un grande abbraccio.💙
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